Inizia il tour della mostra sui ragazzi Harraga per le città d'Italia.
“I fotografi dello Studio 14 di Novara li hanno voluti incontrare, per documentare queste esistenze ai margini, ma finalmente in una città che li ha accolti con calore. Un reportage vivido e allegro ma intenso che coglie tante sfumature”.
(Marco Marini, www.repubblica.it)
Sguardi sui Ragazzi Harraga
Giugno 13, 2017
Da Palermo, mostra fotografica su chi ha rischiato tutto per costruirsi una nuova vita.
Ragazzi che giocano a calcio in un cortile. Giovani pensierosi, in ascolto. Sorrisi e sguardi divertiti intorno a una pentola in cui stanno cuocendo gli spaghetti. Scene di vita quotidiana, cose comuni ma così uniche perché i protagonisti sono ragazzi che ce l’hanno fatta, dopo aver attraversato il deserto e il mare, dopo aver messo in gioco la propria vita.
Sono alcune delle immagini che compongono il reportage realizzato dai fotografi dello Studio14 di Novara: la mostra presenta 20 fotografie scattate lo scorso mese di settembre a Palermo dove arrivano ogni giorno centinaia di ragazzi migranti soli.
Molti li chiamano ragazzi ‘harraga’, come in nord Africa, perché hanno bruciato le frontiere, rischiando tutto pur di fuggire dal loro paese di origine, in cerca di una vita felice. Da qui, dall’Italia, tutti questi giovani vogliono ricominciare da capo. Nei loro volti tutto questo si percepisce.
“Ragazzi Harraga” è anche il nome del progetto della ong CIAI che proprio a Palermo si occupa di 400 migranti soli, minorenni e bisognosi di ascolto, aiuto, orientamento e opportunità di lavoro, casa. CIAI nel 2017 ha lanciato la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi #non6solo, iniziativa dedicata alle migrazioni e a un nuovo modo di concepire l’accoglienza e l’inclusione: prendersi cura dei ragazzi e della loro solitudine di migranti, dedicare attenzioni e opportunità, come a un figlio.
Ragazzi Harraga partecipa all’iniziativa “Never Alone per un domani possibile”.
“I fotografi dello Studio 14 di Novara li hanno voluti incontrare, per documentare queste esistenze ai margini, ma finalmente in una città che li ha accolti con calore. Un reportage vivido e allegro ma intenso che coglie tante sfumature”. (Marco Marini, www.repubblica.it).